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La solitudine del social media manager

monadismo digitale

Il più grande errore che può fare il social manager “cialtrone” è chiudersi in sé stesso e pensare di essere l’epicentro del mondo.

Un social media manager solo è un social media manager morto.

Viviamo in un periodo in cui si assiste alla crescita esponenziale di queste figure quasi mitologiche. A volte è una commessa o l’impiegato di un ufficio ad assurgere a questo ruolo – vedi il caso INPS PER LA FAMIGLIA – altre volte è qualcuno che ha fiutato l’affare e si è improvvisato vate del marketing: «per 50€ ti faccio le foto, i video in hyperlapse e ti metto anche il post di buon compleanno» – un vero affare! C’è ovviamente chi si forma e sperimenta la cultura di questa professione giorno dopo giorno.

Ma che cos’è, pardon, chi è il social media manager?

Si tratta della figura professionale che si occupa della presenza sui social di un determinato progetto, brand, local business, etc. È colui che – senza alcuna improvvisazione – stila un piano editoriale di contenuti, adattandoli sul social o sui social di riferimento, per raggiungere determinati obiettivi. Nel social media manager: creatività, competenza e strategia vanno di pari passo, si fondano e si intersecano per raggiungere uno scopo.

Che scopo? Non il proprio tornaconto personale, né tanto meno il frutto di una casualità. È l’obiettivo che si è concordato con chi gli ha affidato la gestione e che influenzerà tutta una serie di azioni: quando programmare, quali contenuti, cosa sponsorizzare, verso quale pubblico. Insomma è una figura centrale, molto spesso sottovalutata, che deve avere un ottimo bilanciamento fra un aspetto emozionale e creativo, e uno logico e razionale.

Qui arriva il punto e posso ora spiegare il mio incipit. Il social media manager non può essere una monade.

Prendo in prestito questo termine dalla filosofia di Leibeniz non tanto per indicare quell’atomo metafisico – quell’unità minima – che compone tanto l’universo materiale che quello spirituale, ma nell’accezione di soggetto solitario, solipsistico e senza alcuna finestra aperta al mondo esterno.

Il più grande errore che può fare il social manager “cialtrone” è chiudersi in sé stesso e pensare di essere l’epicentro del mondo. È lui che realizza tutto (e firma sempre i propri capolavori), è lui che pensa tutto, è lui che si auto-condivide i contenuti, e lui che celebra i suoi successi (“wow, abbiamo raggiunto 800 mi piace!”) e – ebbene sì – mette mi piace ai suoi stessi pensieri. Peggio ancora – se mai esiste di peggio a questo onanismo digitale – è lui stesso che si da gli scopi e tiene per sé i dati.

Pensavi fosse finita? Ah no. A volte, anzi spesso, anche un social media manager esperto finisce per diventare una monade. E questo capita quando viene lasciato solo dal cliente:

  • Solo a livello di strategia. Sono gli stessi clienti che sembrano non avere obiettivi o hanno obiettivi così generici, poco quantificabili e labili da far scendere il latte alle ginocchia. ▬ «Mi devi fare diventare ricco!». Come facciamo ad individuare la rotta di navigazione se ci togliete anche la bussola?
  • Solo a livello di contenuti. L’anima dei social sono i CONTENUTI: originali, creativi, riconoscibili. Che cosa succede quando richiedi ad un clienti i contenuti? «Eh, ora non posso fare le foto. I video sono un po’ costosi. Prendi qualcosa da Gouugle». Diteci cari clienti, come facciamo a valorizzare un vostro prodotto o un vostro servizio se neanche voi gli date valore? Anzi, come farà il vostro cliente a percepire chi siete e cosa fate se non lo sapete neanche voi?
  • Solo a livello di budget. Prima o poi approfondiremo la questione fra traffico organico e traffico a pagamento. Ma il senso è: senza un briciolo di budget da spendere in advertising come pensate possa crescere una fanpage? Il social media manager non fa miracoli, non trasforma in oro tutto ciò che tocca e state alla larga da chi vi promette grandi risultati al minimo sforzo. “Chi bell’vol paré….”
  • Solo a livello di tempo. Anche il tempo è una variabile importantissima in questo lavoro. Nulla può essere fatto dall’oggi al domani. Quando si vuole educare il cliente al vostro brand, a ciò che offrite, non esiste una strategia che funzioni nel brevissimo termine. Bisogna instillare fiducia, i contenuti devono avere il tempo di essere “assorbiti”. «Facciamo una gestione mensile e poi vediamo» per ognuno di noi è una bestemmia. «Fra tre giorni devo fare una promozione e dobbiamo BOMBARDARE internet» lo è ancora di più.

In conclusione, la regola aurea è che per fare un buon lavoro, ottenere i giusti risultati e creare una vera e propria strategia “bisogna essere (almeno) in due” – come direbbe Veronica Gentili. Il social media manager ha bisogno prima di tutto della collaborazione con il cliente e poi deve essere parte di una squadra, di un team di persone che si occupano di tutti gli aspetti della creatività e del marketing digitale.

Grazie per l’attenzione.